Nick o'mericano: “Dal 1980 il referente politico-istituzionale del clan dei casalesi"
Nicola Cosentino “contribuiva, sin dagli anni Novanta, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista facente capo alle famiglie di Bidognetti e Schiavone”. Questo si legge nel capo di imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa emesso dal Gip Raffaele Piccirillo nei confronti del coordinatore regionale del Pdl e, allora, anche Sottosegretario all’Economia.
Secondo la Procura guidata da Giandomenico Lepore il coordinatore del Pdl sarebbe stato sin dal 1980 il referente politico-istituzionale del clan dei Casalesi, dai quali avrebbe ricevuto sostegno elettorale e, in cambio, avrebbe offerto facilità nel vincere appalti, soprattutto nelciclo dei rifiuti (questione su cui torneremo più avanti). Nel capo di imputazione a cui abbiamo fatto riferimento prima, infatti, si legge che Cosentino “riceveva” dal gruppo camorrista “puntuale sostegno elettorale in occasione alle elezioni a cui partecipava quale candidato diventandoconsigliere provinciale di Caserta nel 1990,consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista Forza Italia nel 1996 e, quindi, assumendo gli incarichi politici prima divicecoordinatore e poi di coordinatore del partito di Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare del 2001”. Insomma, secondo la Procura, Nick o’mericano sarebbe al centro di importanti intrecci politico-mafiosi
Contro Cosentino, in effetti, ci sono le rivelazioni di sei pentiti. Rivelazioni che non sono di certo “scoop”, ma rimbalzano da tempo nell’aria. Nel 1996 è stato il pentito Dario De Simone a ricostruire l’appoggio politico offerto a Cosentino: “Mi chiese di aiutarlo nella campagna elettorale. Io mi diedi da fare. Parlai con il coordinatore nella zona di Forza Italia. Ho parlato anche con Walter Schiavone, Vincenzo Zagaria,Vincenzo Schiavone (oggi tutti detenuti e considerati elementi di spicco del clan, ndr): tutte persone che per altro ben conoscevano il Cosentino. Un buon gruppo di noi frequentava il club Napoli di Casale, circolo che frequentava anche il Cosentino. Durante la latitanza, io e Walter Schiavone abbiamo dormito spesso lì”. E tale appoggio, secondo la Procura, sarebbe stato determinante tant’è che Cosentino riesce ad essere eletto (sarà nominato assessore regionale). Ma i rapporti continuano anche dopo: ora è la camorra ad avanzare favori.”Durante la mia latitanza molto spesso mi sono incontrato con l’onorevole Cosentino. Aveva avuto espressamente il nostro aiuto per le sue elezioni e ci disse che era a disposizione qualunque cosa noi gli avessimo potuto domandare”. E poi, dopo il processo Spartacus, De Simone ancora racconta: “Cosentino mi riferì che la vittoria della coalizione di Forza Italia avrebbe sicuramente comportato un alleggerimento della pressione nei nostri confronti e in particolare si riferiva alle disposizioni di legge su collaboranti di giustizia”.
Interessante è anche la deposizione del pentito Domenico Frascogna. Nel 1998 il pentito ha raccontato ai pm che Cosentino è stato il postino dei messaggi del boss Francesco Schiavone: in pratica il coordinatore regionale del Pdl sarebbe stato colui preposto a trasmettere gli ordini del capoclan. Vediamo di capire meglio quanto raccontato da Frascogna. Siamo verso la fine del 1995. In quel periodo Schiavone, ora rinchiuso nel regime di isolamento e condannato a tre ergastoli per reati che vanno da associazione camorristica a omicidio, è latitante. Nello stesso periodo Cosentino è consigliere regionale e sta preparando il grande salto in Parlamento, che gli riuscirà l’anno seguente. Secondo il racconto di Frascogna, quando Sandokan vuole comunicare qualcosa a qualcuno, si rivolge a Mario Natale, avvocato arrestato tempo fa con l’accusa di essere il cassiere dei Casalesi. Ebbene, secondo il racconto di Frascogna, molto spesso Natale era in compagnia di Cosentino e insieme si recavano a casa di altri boss per consegnare la lettera del capo. Il pentito, infatti, dice di averli visti mentre si recavano a casa di Nicola Panaro, boss legato a Schiavone, anche lui arrestato nel 2008; e, ancora, di aver assistito a un incontro a quattro nella sua pizzeria con Cosentino e Natale che consegnavano la solita lettera ai boss Raffaele Diana eVincenzo Zagaria.
Ma ancora. A parlare di Cosentino sono anche altri pentiti. Raffaele Ferrara, ad esempio, chiarisce quanto già è emerso dai racconti di De Simone; la scelta di appoggiare Cosentino veniva dall’alto: “Gli ordini venivano direttamente dall’alto ossia dai Bidognetti e dagli Schiavone. Bidognetti Aniello mi disse che ‘la cupola’ aveva deciso di appoggiare Cosentino Nicola, in quanto parente di Russo Giuseppe detto ‘il padrino’“. Tesi, questa, ribadita anche da un altro super-testimone,Carmine Schiavone, fratello di Sandokan. Poi è stata la volta di Michele Froncillo, che ancora una volta ha messo in evidenza i rapporti di Cosentino con gli Schiavone per quanto riguardava gli appalti, essendo lui “il contatto per vincere le gare pubbliche”.
E ad oggi qual è la situazione? Il processo è ai nastri di partenza: sarebbe dovuto cominciare il 10 marzo, ma, per via di un errore “tecnico” (non risulta notificato l’avviso di fissazione dell’udienza all’avvocato dello Stato per conto della Presidenza del Consiglio, che risulta tra le parti offese), l’udienza è subito slittata al 18 aprile. Anche dal punto di vista politico sappiamo bene com’è andata a finire: l’ordinanza di custodia cautelare venne trasmessa alla Camera che, tuttavia, respinse l’autorizzazione a procedere.
E sebbene Cosentino avesse tranquillizzato tutti i suoi sostenitori, non perdendo occasione di lodare ancora una volta Silvio Berlusconi (“Non lascio nè il posto di sottosegretario nè la candidatura alla Regione Campania. Devo tutto al presidente Berlusconi, come gli devono tutto coloro che ricoprono incarichi più o meno importanti”), alla fine O’mericano decise di dimettersi dal Sottosegretariato, ma ancora oggi rimane coordinatore regionale. Un ruolo centrale nella politica campana.
Sulla questione si è soffermata anche la Cassazione, la quale, agli inizi di quest’anno, ha dichiarato che, nonostante Cosentino non sia più Sottosegretario, continua ad essere “socialmente pericoloso”. Tale elemento, infatti, secondo la Cassazione sarebbe ininfluente dato che “le modifiche delle meccaniche elettorali che renderebbero superflui i pretesi appoggi elettorali, sono state disattese, dai giudici di merito, in quanto il sostegno dei Casalesi poteva servire a sostenere candidati indicati da Cosentino nelle competizioni minori, aumentandone il peso politico”. Ed anche la stessa “rinuncia alla candidatura alla Presidenza della Regione Campania” va letta nello stessa maniera: è un elemento che deve essere “disatteso”, per via del possibile appoggio che Cosentino potrebbe fornire a candidati sostenuti dal clan dei Casalesi nelle competizioni minori. Addirittura le stesse iniziative anticamorra alle quali ha preso parte Cosentino dopo il 2009, sono state ritenute dai giudici partecipazioni opportunistiche, “espressione di attività difensive dal momento che l'indagato era già al corrente delle indagini a suo carico”.
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