In carcere per 2 anni: ma era solo un omonimo del colpevole.
Non ci sono soltanto i processi lumaca a rendere amara la vita nei tribunali, perchè certe volte la giustizia può diventare crudele in tempi rapidi ma sbagliando clamorosamente. Come è successo a Marco Moreschini, 34 anni, che oggi avrebbe una vita diversa, magari più bella, se quattro anni fa le forze dell’ordine avessero mandato la foto giusta ai magistrati che cercavano un suo omonimo. Cioè quella del vero Marco Moreschini, nato negli anni’60, sospettato di essere coinvolto in una rapina violenta. Purtroppo per un errore inspiegabile inviarono la foto del Marco più giovane. Che da quel momento è stato privato della libertà per due anni, è stato condannato in un primo processo per un crimine mai commesso, ha rischiato di gettare la vita al vento. Un calvario terminato la scorsa settimana, quando il Tribunale di Roma si è occupato nuovamente del suo caso dopo che la Corte d’Appello aveva annullato la prima condanna e lo ha dichiarato innocente. E ammettendo anche la distrazione di chi confuse le foto da esaminare. Negligenza rimarcata più volte dal pubblico ministero nel corso della discussione.
Tutto ha inizio la notte del 7 giugno del 2007. Sono le quattro del mattino quando due studenti universitari vengono fermati da un pazzo con ascia sul Ponte delle Valli che vuole i loro portafogli. I due giovani consegnano soldi e due assegni. Pochi giorni dopo una signora anziana va in Banca a cambiare i due assegni rubati. La fermano e lei spiega: «Ma me li ha dati mio figlio, Marco Moreschini. Quando è nato? Negli anni 60”. Gli inquirenti che stanno indagando, chiedono la foto segnalazione di Marco Moreschini nato negli anni 60. Ad essere inviata però è un’altra foto. Quella di Marco Moreschini, nato nel ’77. L’altro Marco esce dall’inchiesta sulla rapina. Per sempre. D’altronde è troppo gracile per compiere una rapina cosi violenta. Mentre nei gangli della giustizia rimane impigliato il Marco giovane. E tutto accade per un altro scherzo del destino. Il suo volto, i suoi lineamenti somigliano per un incredibile coincidenza alla persona responsabile della rapina. Cosi dicono le due vittime, due studenti universitari fuori sede, quando vedono la faccia paffuta del giovane Marco. MorescHini finisce in carcere dove resta un anno. Poi va ai domiciliari per altri dieci mesi. Viene condannato in primo grado a marzo del 2008. In appello il processo è annullato. E si ricomincia tutto da capo. Un odissea che Marco affronta male, nonostante sia innocente. Si lascia andare con la droga. Intanto emerge una altra incredibile coincidenza: la sua somiglianza con chi aveva commesso la rapina, tale da confondere le due vittime. Entrambe, senza sapere nulla sull’identità del sosia di Marco, si dicono sicure che si, «è lui che ci ha rapinati». Ormai l’accusa fa acqua da tutte le parti. E cosi i giudici della settima sezione penale assolvono Marco Moreschini giovane. E l’altro Moreschini? Ormai è tardi. E non si troverà mai. »Un incredibile svista nell’invio della foto ha provocato questo terremoto» commentano gli avvocati Pasquale Ciampa e Daniel Giudice, difensori del ragazzo assolto.
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Commenti
"meno male che... la legge, in approvazione al parlamento, ci sia ?
Ma mi faccia il piacere !