Cina, ogni anno rapiti oltre 20 mila bambini
Financial Times. La maggior parte finisce sul mercato delle adozioni, il resto viene sfruttato dal racket dell’elemosina o del lavoro forzato. Una campagna lanciata 2 anni fa ha portato all’arresto di 17 mila persone e la liberazione di circa 9300 bambini
Ogni anno in Cina, secondo il governo, vengono rapiti oltre 20 mila bambini, la maggior parte di quali finisce sul mercato delle adozioni, mentre il resto viene sfruttato dal racket dell’elemosina o del lavoro forzato. Lo riporta il Financial Times in un articolo pubblicato il 15 febbraio 2010.
“I rapimenti di bambini hanno raggiunto una fase particolarmente acuta”, ha affermato in un’intervista televisiva Chen Shigu, capo dell’ufficio responsabile per la lotta alla tratta di esseri umani del ministero di Pubblica sicurezza cinese. A organizzare questo traffico sono piccole organizzazioni che spesso rubano i bambini dalle braccia stesse dei genitori. Si pensa che questo fenomeno trovi le sua radici negli anni Ottanta del secolo scorso, quando un uomo proveniente dalla provincia orientale dell’Anhui ha messo il figlio malato a mendicare per le strade di Pechino per raccogliere i soldi necessari alle cure, accorgendosi presto che poteva essere un’attività più lucrativa che lavorare i campi.
Ma per le autorità di Pechino il racket dell’elemosina è un problema minore se comparato al mercato delle adozioni illegali, con ramificazioni e clienti anche all’estero. Queste sono un effetto collaterale della politica del figlio unico adottata dalla Cina per ridurre le nascite: molti genitori infatti non vogliono correre il rischio di non mettere al mondo un figlio maschio, il quale assicurerà la discendenza famigliare e potrà occuparsi di loro una volta divenuti anziani. Come riportano i media statali, il prezzo di un bimbo è di poco superiore ai 6 mila dollari, il doppio di quello per una bambina. Tra i clienti si trovano anche gli orfanotrofi, che immettono i bambini rapiti nel meccanismo delle assunzioni legali.
Pechino sta adottando varie misure per combattere questa tratta, tra cui una campagna speciale lanciata due anni fa che ha portato all’arresto di oltre 17 mila persone e la liberazione di circa 9300 bambini rapiti. Per vari trafficanti non c’è stato scampo alla condanna a morte, ma per molti genitori privati dei figli il governo non sta facendo abbastanza,e ai loro occhi la polizia si dimostra spesso recalcitrante a seguire inchieste approfondite o a indagare in seguito a una denuncia di rapimento. Soltanto l’anno scorso le autorità centrali hanno dato l’ordine di dare il via alle indagini appena ricevuta una denuncia di rapimento, e da poco viene prelevato il Dna dei genitori a cui hanno rapito i figli per confrontarlo con quello dei bambini ritrovati. Nel frattempo sono sorte anche varie iniziative private, come un microblog dove vengono postate le foto di bambini che fanno l’elemosina, nella speranza che i genitori li riconoscano. Ma è anche successo che la polizia arrestasse quei genitori che le cui proteste non siano risultate gradite alle autorità cinesi. (mm)
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Fonte: Redattore Sociale
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Ogni anno in Cina, secondo il governo, vengono rapiti oltre 20 mila bambini, la maggior parte di quali finisce sul mercato delle adozioni, mentre il resto viene sfruttato dal racket dell’elemosina o del lavoro forzato. Lo riporta il Financial Times in un articolo pubblicato il 15 febbraio 2010.
“I rapimenti di bambini hanno raggiunto una fase particolarmente acuta”, ha affermato in un’intervista televisiva Chen Shigu, capo dell’ufficio responsabile per la lotta alla tratta di esseri umani del ministero di Pubblica sicurezza cinese. A organizzare questo traffico sono piccole organizzazioni che spesso rubano i bambini dalle braccia stesse dei genitori. Si pensa che questo fenomeno trovi le sua radici negli anni Ottanta del secolo scorso, quando un uomo proveniente dalla provincia orientale dell’Anhui ha messo il figlio malato a mendicare per le strade di Pechino per raccogliere i soldi necessari alle cure, accorgendosi presto che poteva essere un’attività più lucrativa che lavorare i campi.
Ma per le autorità di Pechino il racket dell’elemosina è un problema minore se comparato al mercato delle adozioni illegali, con ramificazioni e clienti anche all’estero. Queste sono un effetto collaterale della politica del figlio unico adottata dalla Cina per ridurre le nascite: molti genitori infatti non vogliono correre il rischio di non mettere al mondo un figlio maschio, il quale assicurerà la discendenza famigliare e potrà occuparsi di loro una volta divenuti anziani. Come riportano i media statali, il prezzo di un bimbo è di poco superiore ai 6 mila dollari, il doppio di quello per una bambina. Tra i clienti si trovano anche gli orfanotrofi, che immettono i bambini rapiti nel meccanismo delle assunzioni legali.
Pechino sta adottando varie misure per combattere questa tratta, tra cui una campagna speciale lanciata due anni fa che ha portato all’arresto di oltre 17 mila persone e la liberazione di circa 9300 bambini rapiti. Per vari trafficanti non c’è stato scampo alla condanna a morte, ma per molti genitori privati dei figli il governo non sta facendo abbastanza,e ai loro occhi la polizia si dimostra spesso recalcitrante a seguire inchieste approfondite o a indagare in seguito a una denuncia di rapimento. Soltanto l’anno scorso le autorità centrali hanno dato l’ordine di dare il via alle indagini appena ricevuta una denuncia di rapimento, e da poco viene prelevato il Dna dei genitori a cui hanno rapito i figli per confrontarlo con quello dei bambini ritrovati. Nel frattempo sono sorte anche varie iniziative private, come un microblog dove vengono postate le foto di bambini che fanno l’elemosina, nella speranza che i genitori li riconoscano. Ma è anche successo che la polizia arrestasse quei genitori che le cui proteste non siano risultate gradite alle autorità cinesi. (mm)
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