Anche il Pakistan a rischio rivolte popolari
I venti di protesta, che attraversano in queste ultime settimane il mondo arabo mediterraneo, potrebbero presto sferzare, con inarrestabile furia, anche il subcontinente indiano. In particolare, le inondazioni che hanno dilaniato il Pakistan nei mesi scorsi, unitamente alla già precaria situazione economica del Paese, sono forieri di prevedibili sollevamenti da parte del popolo, esasperato dall'inettitudine che il governo ha dimostrato e sta dimostrando nel fronteggiare la crisi.
Questo è il parere di Tadateru Konoe, presidente della Federazione Internazionale della Croce Rossa, secondo cui le piogge torrenziali e la conseguente distruzione dei raccolti, soprattutto nella regione del Punjab e del Sindh, hanno trascinato il paese in un vortice inflazionistico. In particolare, si è registrato un forte aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, che ha reso ancora più fragili e drammatiche le prospettive di vita della popolazione.
Naturalmente, le determinanti ambientali da sole non bastano a spiegare la precaria situazione economico-sociale caratterizzante il Pakistan. Difatti, argomentano molti analisti, le élite politiche di Islamabad non solo non sono riuscite ad arginare la crisi, ma i loro tentativi si sono dimostrati addirittura deleteri. La coalizione governativa, guidata dal Partito del popolo pakistano, limitandosi a inefficaci iniezioni di denaro, proveniente dalle casse della Banca centrale, ha alimentato il già preoccupante deficit nazionale. Sono circa 2 miliardi di rupie al giorno (23.4 milioni di dollari) i finanziamenti che le autorità politiche pachistane hanno ricevuto dalla Banca centrale, contribuendo così al peggioramento degli squilibri nel bilancio statale.
Secondo Abdul Hafeez Shaikh, ministro delle Finanze, il deficit potrebbe presto raggiungere l'8 per cento del debito pubblico. Difatti, argomento alcuni studiosi locali, la sconsiderata immissione di denaro, senza una coerente ed adeguata politica fiscale ed economica, avrà solo l'effetto di alimentare la spirale inflazionistica. Come rilevato dal Federal Bureau of Statistics, i prezzi delle derrate alimentari sono aumentati del 20.4 per cento nel dicembre scorso. Secondo uno studio condotto dall'Istituto pakistano per lo sviluppo economico, l'inflazione incalzante, il deficit di bilancio, l'elevata disoccupazione e la stagnazione economica non lasciano adito a molti dubbi su come la situazione si evolverà nel corso del corrente anno finanziario e in quelli successivi.
Lo spettro delle agitazioni popolari volteggia sempre più minaccioso sul destino politico della leadership pachistana. Soprattutto ora che molti donatori internazionali, tra cui la Banca Mondiale, la Banca di sviluppo asiatico e la Banca di sviluppo islamico hanno interrotto le generose erogazioni di denaro a favore di Islamabad, a causa dell'inadempienza mostrata dal governo nell'implementare le riforme strutturali imposte dal Fondo Monetario Internazionale.
Politiche repressive, alti tassi di disoccupazione, inflazione e corruzione hanno innescato incontenibili moti di protesta che hanno condotto alla defenestrazione dell'ex presidente tunisino Ben Ali. L'inettitudine del governo pakistano, alla stregua di quello tunisino nel fronteggiare l'analoga situazione che caratterizza i due paesi, potrebbe condurre presto allo stesso risultato.
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