Osama Bin Silvio
Nuovo videomessaggio: "Punire quei pm, non hanno competenza sull'inchiesta". Summit con i suoi direttori: "Rendere innocente l'immagine delle ragazze implicate". "Teniamo duro una settimana poi si sgonfia tutto". Casini: basta minacce. Il Pd: eversivo.
In fondo, in queste ore, è come un Bin Laden brianzolo asserragliato nel bunker che comunica con il mondo per videomessaggi (Guarda il video), digrignando i denti (niente sorrisi) e paventando sfracelli. Il primo proclama (Guarda il video) lo aveva lanciato scegliendo come scenografia una nuova libreria laccata di bianco; il secondo, quello di ieri, costruendosi un set pseudoquirinalizio con bandiera tricolore e scrivania presidenziale. Gli elementi di contorno non sono meno interessanti: c’è la solidarietà alle combattenti in lotta (le povere ragazze torturate ed inquisite dai satana della magistratura), c’è la minaccia di una vendetta implacabile contro il Tribunale di Milano (“I magistrati devono essere puniti!”), purtroppo mancano (per evidenti motivi) le “vergini” da offrire in premio ai martiri del verbo azzurro. Tutto il resto c’è: fiducia nella vittoria, mobilitazione delle truppe, sofisticati piani di battaglia sul fronte mediatico. Quel che è certo – per cominciare – è che Silvio Berlusconi ha riunito ad Arcore (lo ha rivelato per primo il quotidiano online Lettera 43) la pattuglia di mischia dei superdirettori: Alessandro Sallusti de Il Giornale, Giorgio Mulè di Panorama, Alfonso Signorini di Chi, il numero uno dell’informazione Mediaset Mauro Crippa. In fondo – a sentirlo ieri – sembrava davvero un capo guerrigliero che minaccia la Fatwa e annuncia la sua rappresaglia: “Il governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini. Mica male per uno che dice di volersi far sentire dai magistrati (“Ma non da questi”).
In questa giornata di dura guerriglia – con Casini che avverte “basta minacce” (Leggi l’articolo) e il Pd che parla di “premier eversivo” – la strategia mediatica del Cavaliere si capisce alla luce di quel che ha detto e ripetuto ai suoi direttori e ai colonnelli del Pdl. Primo: “Fregatevene di quello che scrivono i giornali. Fra tre giorni ripeteremo i sondaggi e scopriremo che la mia popolarità cresce”. E ancora: “Ai nostri elettori deve arrivare, ed è arrivato un solo messaggio: tutto quello che è uscito fuori sono solo tentativi di infangarmi per cercare di far cadere il governo per via giudiziaria”. Terzo: “Bisogna intervenire in queste ore per cambiare l’immagine delle ragazze implicate nel caso, renderle più simpatiche, umane, innocenti”. Era il passaggio più difficile. Ed è il vero tallone d’Achille del Cavaliere. Così, è stato lo stesso Berlusconi a dettare la linea nel video messaggio, definendo le veline dell’Olgettina come militanti rivoluzionarie nelle mani della santa inquisizione: “Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni – ha esordito Berlusconi utilizzando in principio un impersonale non sessuato – sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state – ha aggiunto poi puntando sul martirio – maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia”. Che la manovra sia coordinata e sinergica ieri è stato evidente. In tv irrompevano una versione angelica di Ruby (Leggi l’articolo), ospite – guarda caso – di Signorini: non più l’extra-comunitaria che finiva in questura per furto e bidonava i tassisti facendosi scarrozzare senza pagare fra Genova e Milano, ma una cenerentola perfettamente calata nella parte della povera ragazza indifesa, abusata da tutti, e difesa solo dal Cavaliere galante. Su Sky, invece, fatta sparire l’impresentabile (almeno per ora) Nicole Minetti (Guarda il video), si è esibita l’altra geniale interprete del cenacolo arcoriano, l’ape regina Sabina Began (Leggi l’articolo), provvidenzialmente reincarnata nel ruolo di principessa romantica e innamorata. Attenzione: dopo due giorni di titoli, scompare dal menu dei media berlusconiani la caccia alla “nuova fidanzata”. Aver evocato una figura che per ora non esiste, infatti, è stato giudicato anche dagli uomini più vicini al Cavaliere “un errore madornale”. Spiega uno di loro, sotto garanzia di anonimato: “Ti rendi conto come è difficile: tirare fuori dal cilindro una quarantenne, credibile, estranea alla folla delle arcorine, che si cali nella parte senza ricattarlo a vita?”. Di fronte a questa difficoltà evidente, l’arrocco mediatico è stato geniale: se non possiamo esibire una che non c’è, rifacciamo l’immagine di quelle che ci sono (Ruby e Began, appunto) e facciamo sparire le altre.
Giorgio Stracquadanio grida già vittoria: “Finché non c’è un leader delll’opposizione che le… cavalchi, mi scuso per la parola ma è quella giusta, le storie delle intercettazioni e delle ragazze restano confinate sui giornali. Il grande pubblico apprende solo che c’è un tentativo di golpe. Stamattina un signore abbassa il finestrino e mi fa: ‘A’ Giò, te seguo: mena, mena!’. Funziona”.
Eppure non tutto è facile come sembra. Come nei giochi enigmistici bisogna riconsiderare la distanza fra l’oleografia e la realtà. Per dire: ad Arcore – per quanto sembri incredibile – non c’era Emilio Fede, coinvolto nell’inchiesta e “macchiato” dallo stigma del traditore. E mancavano anche Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro, che tengono una linea smarcata: difendendo il premier, ma pubblicando tutto, a partire dagli atti più imbarazzanti. A ministri e deputati, precettati per fare “testuggine” nei programmi tv il Cavaliere ha promesso questo timing: “Dobbiamo tenere duro per una settimana, poi tutto si placa. Hanno sparato le loro cartucce, l’inchiesta sarà tolta ai pm di Milano, non si arriverà al rinvio a giudizio”: E anche questo progetto trova riscontro nel messaggio: “I giudici di Milano non hanno né competenza territoriale, né funzionale”. I veri problemi, per Berlusconi, iniziano se il Tribunale di Milano mantiene l’inchiesta. E se l’operazione di “angelicazione” delle rubacuori e delle apiregine non buca. Il vero incubo del Cavaliere, la giornata critica è oggi: giovedì c’è l’ostacolo di Annozero.
Da Il Fatto Quotidiano del 20 gennaio 2011
Condividi su Facebook
Commenti