Nichi Vendola non fa gli interessi della gente, come tutti i politici del resto
Nichi Vendola è sempre stato apparentemente un personaggio molto interessante, specialmente coi suoi discorsi conditi da una dialettica linguistica molto bella e nel contempo convincente. Egli è apparso in molte famose trasmissioni italiane riuscendo a persuadere una grande fetta del pubblico italiano ed anche estero. Ma le belle parole condite da un bel modo di parlare, specialmente in materia di aiuto alle famiglie italiane per mezzo di un sostanziale abbassamento delle imposizioni fiscali, non erano altro che vera e propria manipolazione.
Il prestigioso quotidiano 'iltempo.it' ha pubblicato l'articolo «Vendola regala sinistri aumenti» in cui si narrano le ultime decisioni del nostro caro amico Nichi Vendola in materia di imposizione fiscale. Decisioni che lasciano veramente con l' “amaro in bocca”.
Ci sarebbe da chiedersi: come mai Nichi Vendola ha agito in questo modo? Il motivo è chiaro, ma sottovalutato dal grande pubblico: Nichi Vendola deve fare gli interessi delle grandi banche e non certo della povera gente. Non ci si rende conto, e la cosa è molto triste, che in tutte le nazioni del mondo non ha mai comandato il popolo e tanto meno i leader politici. Hanno sempre dettato legge le grandi banche (produttori di povertà...). È questo il motivo che chi entra nelle stanze del potere non può in alcun modo fare gli interessi del popolo. Pochi sanno dell'esistenza della massoneria: tutti i politici in alte posizioni di potere devono aderire a queste società segrete firmando dei precisi protocolli ai quali devono scrupolosamente sottostare.
Per cui nessuna persona si deve stupire quando un determinato personaggio politico promette delle cose in favore del popolo e quando è al potere concretizza le promesse in fatti che vanno esattamente contro l'interesse del popolo.
Ci fanno vedere un film (visione-illusione), gli attori sono i vari politici di turno, i presidenti, ecc., ma nessuno riesce mai vedere e sapere chi proietta questo film.
«Vendola regala sinistri aumenti»
In Puglia nuovo ticket di un euro sulle ricette e tasse più alte sulla benzina. Il leader della sinistra diventa il campione dei prelievi sui cittadini.
Un bilancio «lacrime e sangue». La definizione è del governatore Nichi Vendola. La Puglia ha approvato nella notte di martedì una manovra finanziaria che segna l'introduzione del ticket sulle ricette mediche per tutti, senza distinzione di reddito, e l'elevazione dell'accisa sulla benzina di 2,5 centesimi per litro. Arrivando, nei distributori, a costare oltre un euro e mezzo. La maggioranza di centrosinistra ha giustificato l'adozione di provvedimenti fortemente impopolari con la teoria della «coperta corta», illustrata dall'assessore al Bilancio, il democratico Michele Pelillo, che ha scaricato le responsabilità sui tagli ottemperati dal governo nazionale. E mentre l'assessore alla Salute, Tommaso Fiore (un tecnico di area Sel), ha già dato comunicazione ai direttori generali delle Asl dell'arrivo del ticket «fisso a ricetta pari a 1 euro a carico di tutti i cittadini pugliesi, esenti e non», l'opposizione di centrodestra ha acceso i riflettori sul dato politico che influirà sulle tasche dei cittadini. «Dopo sei anni di governo Vendola – ha argomentato il capogruppo del Pdl Rocco Palese – i pugliesi si ritrovano tartassati, con ospedali da chiudere, servizi sanitari limitati all'emergenza, totale assenza di controllo della spesa sanitaria e perseveranza politica nel voler andare avanti così. È evidente che siamo dinanzi ad un fallimento politico ed amministrativo imputabile a chi continua a governare all'insegna di una eterna campagna elettorale».
La sintesi di Nino Marmo, vice presidente del Consiglio regionale del Pdl, non lascia spazio a dubbi: «Vendola è stato costretto ad alzare le tasse perché negli anni passati ha agito da perfetto scialacquatore. Soprattutto non è riuscito a venire incontro alle categorie più deboli e meno garantite: è rimasta invariata, infatti, l'imposta sul gas metano, un balzello che tocca da vicino le tasche di tanti anziani e giovani pugliesi». Il governatore e leader di Sel ha parlato di una manovra «da dopoguerra, in equilibrio tra ciò che è emergenza e ciò che è sviluppo», mentre l'assessore al Bilancio Pelillo, si è difeso spiegando che «l'accisa sulla benzina è stata stabilita per finanziare il fondo per la non autosufficienza. Non abbiamo, però, toccato Irpef e Irap». Da destra la replica punta dritto al buco registrato dalla Giunta nella Sanità. «Basta con questa filastrocca del Bilancio pugliese condizionato dai tagli statali. Gli amministratori del centrosinistra – ha ribattuto Palese – devono prendersi le proprie responsabilità: qui il disavanzo sanitario nel 2010 si è attestato sui 400 milioni di euro».
Alle critiche severe del Pdl, nei giorni scorsi si sono aggiunte le recriminazioni degli esponenti della maggioranza: Michele Mazzarano del Pd e Aurelio Gianfreda del partito di Di Pietro hanno fatto pesare il proprio voto favorevole chiedendo in cambio maggiori risorse per gli ospedali presenti nei territori nei quali sono stati eletti (tra Taranto e Lecce). Infine sono stati rigettati tutti gli emendamenti migliorativi promossi dal centrodestra: «Volevamo ripristinare un sistema di controllo e legalità nelle Asl e nell'intero sistema sanitario pugliese – ha puntualizzato Palese facendo riferimento ai recenti scandali della Sanitopoli – ma non siamo stati ascoltati. Abbiamo chiesto invano anche di ridurre le spese di rappresentanza e comunicazione per investire nel diritto allo studio, nei servizi sociali e nella lotta contro le nuove povertà». La conclusione del capogruppo del Pdl è amara: «Insomma senza nessun ostruzionismo abbiamo cercato di tradurre in atti e fatti concreti le migliaia di promesse elettorali di Vendola e della sinistra. Ma senza alcun successo».
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