Moratti, la famiglia che si crede intoccabile
I petrolieri milanesi proprietari della Saras minacciano i mezzi di informazione: "Parlate del libro dell'editore Chiarelettere e vi portiamo in tribunale"
Nella storia delle tecniche di pressione sulla libera stampa i fratelli Gian Marco e Massimo Moratti scrivono una pagina nuova, di cui la politica e gli addetti ai lavori dovranno occuparsi alla svelta. I due ricchi petrolieri milanesi hanno infatti introdotto, nei rapporti tra informazione e potere economico, una nuova regola che dice, in sostanza: se esce un libro sgradito, il ricco (di denaro e di relazioni influenti) può tutelarsi minacciando azioni legali a chiunque (tv, giornali, siti Internet e blog) di quel libro si azzardi solo a parlare, a citarne la semplice esistenza.
In fondo che cos’è una citazione in giudizio per una grande società petrolifera? Qualche foglio in carta da bollo riempito da un buon avvocato, con qualche lamentela anche generica del tipo “gravemente lesivo” o “contenuto denigratorio”, seguita magari dalla richiesta di qualche milione di euro per danni d’immagine. Un’operazione del genere costa poche migliaia di euro, cifra trascurabile per la Saras, società petrolifera con un giro d’affari che nel 2009 ha toccato i 5.3 miliardi di euro. Ma per un editore di libri, per un giornalista, per una testata giornalistica magari non floridissima, per un sito Internet amatoriale, o per una piccola radio locale un attacco del genere può rappresentare un rischio mortale. Ed è sufficiente una breve nota d’agenzia diffusa alle nove di sera per indurre a più miti consigli i soggetti deboli della libertà di stampa. Perché andarsi a cercare i guai? Il meccanismo è semplice, e può bastare a cancellare dalla scena un libro sgradito.
La loro strategia? La minacciaÈ una tecnica antica: si chiama minaccia. È una tecnica efficace: qualunque direttore di giornale e telegiornale, prima di mettere in pagina o in scaletta un servizio su un libro intitolato Nel paese dei Moratti potrebbe trasalire, e ricordarsi che si parla in termini non encomiastici di quei ricchi imprenditori il cui nome ricorre ogni volta che c’è da salvare una testata in difficoltà.
La minaccia si è concretizzata qualche sera fa con un comunicato dedicato al libro Nel paese dei Moratti. Sarroch-Italia. Una storia ordinaria di capitalismo coloniale, scritto dall’autore di questo articolo e pubblicato due mesi e mezzo fa. La nota della Saras, diffusa attraverso l’agenzia Ansa, non è pubblicata sul sito della società, e per la documentazione è opportuno riportarla con tanto di titoli onorifici e lettere maiuscole: “Il dott. Gian Marco Moratti, in proprio e quale Presidente di Saras Spa, il dott. Massimo Moratti, in proprio e quale amministratore delegato di Saras Spa e Presidente di FC Internazionale Milano, hanno conferito incarico al Prof. Avv. Antonino Menne, del Foro di Milano, affinché, a tutela dei propri diritti, prontamente e senza indugio, promuova nelle opportune sedi, nei confronti dell’autore e dell’editore del medesimo libro, nonché dei mass media che, in qualsiasi forma e sede, allo stesso abbiano dato o diano spazio e risalto, ogni e qualsivoglia azione ritenuta a questo fine necessaria”. Il testo non lascia adito a dubbi. Non è detto per quali ragioni si voglia agire legalmente contro il libro, ma è netto l’avvertimento a “tutti i mass media”: è già pronta una causa per tutti coloro che ne “abbiano dato o diano spazio e risalto”. La minaccia non è dunque per chi del testo parli bene, o per chi rilanci particolari contenuti ritenuti lesivi dai fratelli Moratti. No, semplicemente i due imprenditori promettono di trascinare in giudizio chiunque solo ne parli.
L’accusa: omicidio colposo plurimoAi Moratti questo libro non è piaciuto, a quanto pare. Ma soprattutto sembra che, al di là dei contenuti, non piaccia ai proprietari della Saras il fatto stesso che si scriva un libro su di loro e sui loro affari senza autorizzazione, e che di questo volume addirittura si parli. Come se tutto ciò violasse una privacy. E come se la libertà di stampa esistesse legittimamente solo quando (e se) autorizzata dagli interessati.
Nel 2009 la Saras ha chiamato in giudizio il regista Massimiliano Mazzotta, autore di un documentario intitolato “Oil”, recentemente trasmesso dal canale televisivo Current Tv. “Oil” affronta il tema dell’inquinamento prodotto dalla raffineria e degli effetti sulla salute della popolazione.
E dopo l’uscita di Nel paese dei Moratti, prima di rivolgersi a tutti i mass media, i tentativi di intimidazione dei Moratti sono stati diretti anche al sindaco di Sarroch, il paese in provincia di Cagliari dove ha sede la raffineria e dove il 26 maggio 2009 è avvenuto l’incidente costato la vita a tre operai, da cui prende le mosse l’inchiesta, e per il quale la stessa Saras e i suoi massimi dirigenti dovranno rispondere dell’accusa di omicidio colposo plurimo nell’udienza preliminare fissata proprio ieri per il 17 febbraio 2011. Ma il libro racconta altri momenti scomodi della parabola dei Moratti, come la quotazione in Borsa della Saras, per la quale è in corso un’inchiesta giudiziaria, e il flusso di denaro che dalla raffineria va a coprire le perdite dell’Inter.
Il sindaco Mauro Cois ha invitato l’autore del libro a presentarlo nei locali della biblioteca comunale, a fine ottobre. Il giorno stesso, il direttore generale della Saras, Dario Scaffardi, ha inviato una mail a tutti i dipendenti per informarli che il libro “al netto di alcune inesattezze e dell’utilizzo strumentale di alcune informazioni, non rende soprattutto merito dell’impegno profuso e dei risultati che Saras ha conseguito in oltre 40 anni di attività a favore della crescita economica e sociale del territorio”. Di qui l’auspicio che il sindaco avesse invitato l’autore del libro “in questo spirito”, cioè, par di capire, per fare all’autore le rimostranze a nome dei fratelli Moratti. Non ce n’è per nessuno: editori, giornalisti, mezzibusti, autonomie locali, istituzioni. Tutti richiamati all’ordine da chi si crede intoccabile.
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Nella storia delle tecniche di pressione sulla libera stampa i fratelli Gian Marco e Massimo Moratti scrivono una pagina nuova, di cui la politica e gli addetti ai lavori dovranno occuparsi alla svelta. I due ricchi petrolieri milanesi hanno infatti introdotto, nei rapporti tra informazione e potere economico, una nuova regola che dice, in sostanza: se esce un libro sgradito, il ricco (di denaro e di relazioni influenti) può tutelarsi minacciando azioni legali a chiunque (tv, giornali, siti Internet e blog) di quel libro si azzardi solo a parlare, a citarne la semplice esistenza.
In fondo che cos’è una citazione in giudizio per una grande società petrolifera? Qualche foglio in carta da bollo riempito da un buon avvocato, con qualche lamentela anche generica del tipo “gravemente lesivo” o “contenuto denigratorio”, seguita magari dalla richiesta di qualche milione di euro per danni d’immagine. Un’operazione del genere costa poche migliaia di euro, cifra trascurabile per la Saras, società petrolifera con un giro d’affari che nel 2009 ha toccato i 5.3 miliardi di euro. Ma per un editore di libri, per un giornalista, per una testata giornalistica magari non floridissima, per un sito Internet amatoriale, o per una piccola radio locale un attacco del genere può rappresentare un rischio mortale. Ed è sufficiente una breve nota d’agenzia diffusa alle nove di sera per indurre a più miti consigli i soggetti deboli della libertà di stampa. Perché andarsi a cercare i guai? Il meccanismo è semplice, e può bastare a cancellare dalla scena un libro sgradito.
La loro strategia? La minacciaÈ una tecnica antica: si chiama minaccia. È una tecnica efficace: qualunque direttore di giornale e telegiornale, prima di mettere in pagina o in scaletta un servizio su un libro intitolato Nel paese dei Moratti potrebbe trasalire, e ricordarsi che si parla in termini non encomiastici di quei ricchi imprenditori il cui nome ricorre ogni volta che c’è da salvare una testata in difficoltà.
La minaccia si è concretizzata qualche sera fa con un comunicato dedicato al libro Nel paese dei Moratti. Sarroch-Italia. Una storia ordinaria di capitalismo coloniale, scritto dall’autore di questo articolo e pubblicato due mesi e mezzo fa. La nota della Saras, diffusa attraverso l’agenzia Ansa, non è pubblicata sul sito della società, e per la documentazione è opportuno riportarla con tanto di titoli onorifici e lettere maiuscole: “Il dott. Gian Marco Moratti, in proprio e quale Presidente di Saras Spa, il dott. Massimo Moratti, in proprio e quale amministratore delegato di Saras Spa e Presidente di FC Internazionale Milano, hanno conferito incarico al Prof. Avv. Antonino Menne, del Foro di Milano, affinché, a tutela dei propri diritti, prontamente e senza indugio, promuova nelle opportune sedi, nei confronti dell’autore e dell’editore del medesimo libro, nonché dei mass media che, in qualsiasi forma e sede, allo stesso abbiano dato o diano spazio e risalto, ogni e qualsivoglia azione ritenuta a questo fine necessaria”. Il testo non lascia adito a dubbi. Non è detto per quali ragioni si voglia agire legalmente contro il libro, ma è netto l’avvertimento a “tutti i mass media”: è già pronta una causa per tutti coloro che ne “abbiano dato o diano spazio e risalto”. La minaccia non è dunque per chi del testo parli bene, o per chi rilanci particolari contenuti ritenuti lesivi dai fratelli Moratti. No, semplicemente i due imprenditori promettono di trascinare in giudizio chiunque solo ne parli.
L’accusa: omicidio colposo plurimoAi Moratti questo libro non è piaciuto, a quanto pare. Ma soprattutto sembra che, al di là dei contenuti, non piaccia ai proprietari della Saras il fatto stesso che si scriva un libro su di loro e sui loro affari senza autorizzazione, e che di questo volume addirittura si parli. Come se tutto ciò violasse una privacy. E come se la libertà di stampa esistesse legittimamente solo quando (e se) autorizzata dagli interessati.
Nel 2009 la Saras ha chiamato in giudizio il regista Massimiliano Mazzotta, autore di un documentario intitolato “Oil”, recentemente trasmesso dal canale televisivo Current Tv. “Oil” affronta il tema dell’inquinamento prodotto dalla raffineria e degli effetti sulla salute della popolazione.
E dopo l’uscita di Nel paese dei Moratti, prima di rivolgersi a tutti i mass media, i tentativi di intimidazione dei Moratti sono stati diretti anche al sindaco di Sarroch, il paese in provincia di Cagliari dove ha sede la raffineria e dove il 26 maggio 2009 è avvenuto l’incidente costato la vita a tre operai, da cui prende le mosse l’inchiesta, e per il quale la stessa Saras e i suoi massimi dirigenti dovranno rispondere dell’accusa di omicidio colposo plurimo nell’udienza preliminare fissata proprio ieri per il 17 febbraio 2011. Ma il libro racconta altri momenti scomodi della parabola dei Moratti, come la quotazione in Borsa della Saras, per la quale è in corso un’inchiesta giudiziaria, e il flusso di denaro che dalla raffineria va a coprire le perdite dell’Inter.
Il sindaco Mauro Cois ha invitato l’autore del libro a presentarlo nei locali della biblioteca comunale, a fine ottobre. Il giorno stesso, il direttore generale della Saras, Dario Scaffardi, ha inviato una mail a tutti i dipendenti per informarli che il libro “al netto di alcune inesattezze e dell’utilizzo strumentale di alcune informazioni, non rende soprattutto merito dell’impegno profuso e dei risultati che Saras ha conseguito in oltre 40 anni di attività a favore della crescita economica e sociale del territorio”. Di qui l’auspicio che il sindaco avesse invitato l’autore del libro “in questo spirito”, cioè, par di capire, per fare all’autore le rimostranze a nome dei fratelli Moratti. Non ce n’è per nessuno: editori, giornalisti, mezzibusti, autonomie locali, istituzioni. Tutti richiamati all’ordine da chi si crede intoccabile.
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