L’esercito degli hacker che protegge Wikileaks
‘Colpiremo chiunque e qualunque cosa cerchera’ di censurare Wikileaks’: recita cosi’ il ‘manifesto’ degli hacker scesi in campo per Julian Assange, che hanno gia’ colpito ieri i siti di PayPal e PostFinance dopo lo stop imposto alle donazioni al sito e la chiusura del conto svizzero di Assange.
OPERATION PAYBACK
‘La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange e’ stata tirata giu’ oggi con un Ddos attack (negazione del servizio, lo stesso lanciato in piu’ occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni, ndr)’, ha tuonato “Operation Payback” su Twitter. Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre da Operation Payback. Le due societa’ non hanno confermato la notizia. Su Twitter, il gruppo aveva annunciato con anticipo ‘l’ora X’ invitando i membri a ‘fare fuoco’ al momento convenuto. Ora, sul web e’ finito un programma, che i pirati pro-Assange invitano a scaricare: serve a lanciare attacchi DDos coordinati contro i “bersagli nemici”.
ANONYMOUS
Operation Payback e’ un gruppo di ‘difensori della pirateria informatica’ nato per rispondere ai tentativi di oscurare Torrent e altri programmi di condivisione dei file in rete messi in atto da ‘hacker pagati dalle aziende’ per tutelare il copyright. L’emblema di battaglia e’ un veliero pirata: ma chi c’e’ dietro l’operazione? Dal manifesto pubblicato oggi spunta un altro emblema, certamente piu’ significativo per tutta la comunita’ hacker mondiale. Si tratta di un uomo in giacca e cravatta senza testa: e’ l’emblema di “Anonymous”, il gruppo diventato famoso in tutto il mondo per il “Project Chanology”, una campagna contro la ‘chiesa’ Scientology a colpi di azioni dimostrative di vario genere, violazioni del copyright, che culmino’ all’inizio del 2008 con una serie di dimostrazioni davanti alle sedi di Scientology in Usa e Gran Bretagna. Anonymous e’ tra i promotori delle iniziative informatiche in favore dell’opposizione iraniana – assieme ai pirati svedesi lanciarono il “Persian Bay” – e di numerosi attacchi informatici alle istituzioni di governi che – a giudizio del gruppo – “vogliono censurare il web”. Decisivo anche il ruolo nella creazione di Operation Payback. Il prossimo bersaglio annunciato e’ Twitter: “Se il social network continuera’ a censurare il dibattito su Wikileaks”. E chissa’, forse anche i siti di Visa e Mastercard.
fonte
Condividi su Facebook
Commenti