Haiti, il regno del caos
Dopo le violente manifestazioni dei sostenitori di Michel Martelly, uno dei più noti cantanti del Paese, convinti che vi siano stati evidenti brogli, il consiglio elettorale provvisorio ha deciso di ricontare i voti. Il ballottaggio è previsto per il prossimo 16 gennaio. Sembra quasi una formalità, ma a contendersi lapresidenza del Paese dovrebbero essere Mirlande Manigat, 60 anni moglie dell'ex presidente Leslie Saint Roc Manigat legata all'opposizione e Jude Celestin, candidato filo governativo che all'ultimo istante ha soffiato il posto per il ballottaggio proprio a Martelly.
A tutt'oggi, la situazione nel Paese è sull'orlo del collasso. Se infatti la calma (apparente?) sembra essere tornata nelle principali città del Paese, nella capitale Port au Prince si vivono ancora ore di tensione e violenze. E sembra che all'interno dei cortei di protesta, legati prima a uno poi all'altro candidato, si possano nascondere anche gruppi criminali che approfittando della situazione commettono violenze, furti e saccheggi.
In ogni caso c'è un'evidente insofferenza da parte della popolazione. Da un lato contro la presenza dei soldati della Minustah, la missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite che dal 2004 sta cercando (senza riuscirci, ormai è chiaro) di riportare il paese ad un livello di sicurezza accettabile.
Dall'altro contro tutta l'organizzazione politico-istituzionale, incapace di risollevarlo dopo il tragico terremoto che lo ha colpito. Non solo. Nonostante le promesse e le dichiarazioni quasi nulla è stato fatto per iniziare la ricostruzione sia nelle città che nelle campagne. I milioni di dollari promessi e inviati per la ricostruzione ancora non si sono visti e se non fosse per il lavoro eccellente di qualche Ong, la situazione sarebbe ancor più catastrofica.
Nel frattempo, le autorità mondiali chiedono alla popolazione di stare calma. Dal Canada, paese che da sempre ha un feeling speciale con Haiti, il ministro degli Esteri Lawrence Cannonha chiesto "più trasparenza nel riconteggio dei voti e una maggiore collaborazione fra i vari operatori politici nazionali, per riportare quanto prima la pace nel Paese".
Cannon ha aggiunto che è "fondamentale che tutti si assumano le proprie responsabilità e dimostrino un fermo impegno ai principi democratici, incluso il rispetto per l'integrità del processo elettorale".
Tutto questo in un 2010 davvero disgraziato per Haiti. Dopo il terremoto di gennaio che ha lasciato sotto le macerie più di 200 mila persone è arrivata la piaga del colera che ancora oggi miete almeno 20 vittime al giorno e ha già portato il conteggio dei morti a oltre 2.000.
Dunque, sembra che le elezioni possano essere in questo momento davvero l'ultima cosa importante per il risveglio di Haiti. E in ogni caso per iniziare a scrivere il finale di una possibile storia si deve attendere il ballottaggio del prossimo 16 gennaio.
Da Peacereporter
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