Inchiesta-Benzina: perché in Italia costa di più?
In Italia la benzina costa mediamente più che in Europa, perché? A questa domanda ha tentato di rispondere la Commissione industria, commercio e turismo del Senato, presieduta da Cesare Cursi, che ha concluso i lavori relativi all'indagine conoscitiva "sulla dinamica dei prezzi della filiera dei prodotti petroliferi, nonché sulle ricadutedei costi dell'energia elettrica e del gas sui redditi delle famiglie e sulla competitività delle imprese".
Dall'indagine è emerso che non si può dire che fiscalmente l'Italia sia penalizzata rispetto al resto dell'Europa, né che, almeno in termini assoluti, esistano manovre strutturalmente speculative in occasione dell'adeguamento dei 'prezzi alla pompa' rispetto alle quotazioni del petrolio". La "conclusione cui è giunta la Commissione è invece che esiste un'anomalia, tutta italiana, di un mercato in cui, a parità di altre condizioni rispetto al mercato europeo, sono presenti diversi fattori di inefficienza, anche gravi, che vengono tutti scaricati nelle tasche dei consumatori".
Dunque alla base del sovraprezzo ci sarebbe "una complessiva inefficienza di tutta la filiera coinvolta e quantificabile in una differenza compresa tra i 3 e i 5 centesimi per litro di carburante rispetto ai prezzi medi europei".
Soluzioni? Secondo la commissione le prime cose da fare sarebbero: ridurre il numero delle stazioni di servizio (in Italia ci sono 24 mila distributori contro i 16 mila della Germania e i 14 mila della Francia) "favorendone la chiusura e/o l'accorpamento con un'apposita politica di incentivi economici e di ammortizzatori sociali". Estendere "il più possibile" i self-service e facilitare l'apertura di distributori senza gestori; passare alla fissazione settimanale e non giornaliera dei prezzi dei carburanti, eliminando i millesimi.
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