Coca Cola dovrà risarcire 352 milioni di euro all'India per inquinamento ambientale
Secondo quanto riporta “Il Manifesto”, la multinazionale delle bevande Coca Cola sarebbe stata condannata a pagare un maxi risarcimento ad uno Stato del sud dell’India: 352 milioni di euro per inquinamento ambientale , danni alla falda acquifera in un villaggio dello Stato di Kerala.
La vicenda, per come la riporta il quotidiano romano, ha i classici connotati dello sfruttamento coloniale: nel 2000 l’azienda americana apre uno stabilimento in un piccolo villaggio e inizia ad attingere acqua potabile dai pozzi della zona. Dopo poco arriva ad emungere un milione e mezzo di litri da sei pozzi lasciando a secco la popolazione locale.
Come se non bastasse, Coca Cola non applica il trattamento dei reflui industriali dello stabilimento ma, al contrario, vende i reflui “tal quali” agli agricoltori del villaggio spacciandoli per compost agricolo. In quel compost, che in realtà era un rifiuto, c’erano parecchi metalli pesanti come il piombo, il cadmio e il cromo; tutta roba che non aiuta nè l’agricoltura nè la salute umana.
Per questi motivi, nel 2003, il consiglio elettivo del piccolo villaggio non rinnova la concessione allo stabilimento e, di fatto, invita la Coca Cola a fare le valigie. Ma la multinazionale non ci sta e fa ricorso, innescando una battaglia legale durata sette anni e conclusasi con un’inchiesta di una commissione statale che ha accertato le colpe di Coca Cola che, ora, dovrà risarcire i danni. Un risarcimento forse anche basso se si considerano i sei pozzi prosciugati, l’economia agricola locale messa sul lastrico, l’inquinamento dei terreni e i rischi per la salute dei cittadini.
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La vicenda, per come la riporta il quotidiano romano, ha i classici connotati dello sfruttamento coloniale: nel 2000 l’azienda americana apre uno stabilimento in un piccolo villaggio e inizia ad attingere acqua potabile dai pozzi della zona. Dopo poco arriva ad emungere un milione e mezzo di litri da sei pozzi lasciando a secco la popolazione locale.
Come se non bastasse, Coca Cola non applica il trattamento dei reflui industriali dello stabilimento ma, al contrario, vende i reflui “tal quali” agli agricoltori del villaggio spacciandoli per compost agricolo. In quel compost, che in realtà era un rifiuto, c’erano parecchi metalli pesanti come il piombo, il cadmio e il cromo; tutta roba che non aiuta nè l’agricoltura nè la salute umana.
Per questi motivi, nel 2003, il consiglio elettivo del piccolo villaggio non rinnova la concessione allo stabilimento e, di fatto, invita la Coca Cola a fare le valigie. Ma la multinazionale non ci sta e fa ricorso, innescando una battaglia legale durata sette anni e conclusasi con un’inchiesta di una commissione statale che ha accertato le colpe di Coca Cola che, ora, dovrà risarcire i danni. Un risarcimento forse anche basso se si considerano i sei pozzi prosciugati, l’economia agricola locale messa sul lastrico, l’inquinamento dei terreni e i rischi per la salute dei cittadini.
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Commenti
In mezzo alla giungla ho trovato una manifestazione di contadini con tanto di cartelli. Mi hanno raccontato che i pozzi d'acqua che eran bastati per secoli si erano svuotati nel giro di 5-6 anni, ogni anno erano costretti a scavarlo di 5-10 metri e l'acqua non bastava alle coltivazioni. Poi mi han spiegato che qualcuno di loro lavorava nella fabbrica ma prendevano stipendi piu' bassi di un indiano medio. Altra cosa da notare, dal loro racconto è che per fare 1 litro di coca occorrono 3 litri d'acqua e questo è il motivo per cui le falde venivan seccate. In utimo la coca cercava di vendere ai contadini gli scarti di lavorazione come concime per i campi, loro dicevano che l'hanno provato e gli bruciava tutte le coltivazioni, mi hanno fatto vedere questa roba nera... terribile! consistenza del terriccio e puzza più della merda. Dal quel giorno ho smesso di bere coca cola e lo racconto a tutti quelli che ancora la bevono.
@anonimo: sei davvero un razzista e ti dovresti vergonare